Chi vuole giocare con un computer quantico?

La notizia tecnologica della settimana è senza dubbio il lancio di Quantum Experience, il progetto di IBM che, per la prima volta, apre le porte a tutti sull’enorme potenzialità e complessità del Quantum Computing.
Considerato che fino ad ora l’utilizzo di un processore quantistico era un privilegio riservato ad alcuni ricercatori e a giganti del settore, come Google e NASA, è evidente come l’apertura di IBM metta le basi per uno scenario del tutto nuovo, uno scenario che trova le sue fondamenta nell’idea che una comunità più estesa possa accelerare i tempi per raggiungere obiettivi sempre più elevati.
Al momento gli utenti hanno a disposizione un processore quantistico da cinque qubit, il migliore esistente, creato dai ricercatori IBM e situato fisicamente presso il Watson Research Center di IBM a New York. L’idea di poter arrivare presto ad avere un elaboratore quantistico globale, con 50/100 qubit a disposizione e quindi dotato una potenza di calcolo fin’ora solo teorizzata è la lungimirante visione che ha portato alla realtà di oggi.

Qubit, ma cosa sono?
L’idea, di almeno trent’anni fa, dietro la tecnologia quantistica è molto semplice (per estremo modo di dire): andare oltre l’1 e 0, il binomio che al momento è il fondamento di qualunque computer. Un sistema basato sui principi della meccanica quantistica e del principio di sovrapposizione, invece, permette di memorizzare sia 0, sia 1, allo stesso tempo, aumentando esponenzialmente le possibilità di calcolo. Quello che ancora non esiste è la comprensione di come sia possibile sfruttare questo potenziale, considerando che il qubit resta un’entità sfuggevole: osservandolo, quello che si può vedere è lo stato incoerente in cui cade in quel momento, tornando ai cari, vecchi e limitati 0 ed 1 dell’inizio della nostra storia.

Cos’ha creato quindi IBM?
IBM Quantum Experience è l’interfaccia che permette a chiunque di accedere tramite il cloud al processore in questione per poter effettuare test ed esperimenti. Si parla di una tecnologia sperimentale, enormemente complessa e spesso confusa: non si tratta, quindi, di uno strumento alla portata di tutti, ma è indicato per chi ha già familiarità con l’elaborazione quantistica. La speranza è che l’accesso aperto porti anche chi non ha un background da ricercatore a iniziare a esplorare l’argomento e capirne il potenziale, per poter esplorare nuovi scenari tecnologici, dal comprendere le sequenze di DNA fino a predire l’ascesa e la caduta del mercato azionario.